Rolochan105

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Darius, la mano di Noxus, è il leader più temuto e glorioso della nazione, è il più grande simbolo della forza dei Noxiani. Nato da una famiglia umile e poi divenuto la mano di Noxus, lotta contro i nemici dell'impero (alcuni dei quali sono proprio di Noxus). Sapendo che non esita quando alza la sua ascia e che non dubita mai dei suoi obiettivi, chi si trova al cospetto del comandante della legione trifariana sa di non potersi aspettare alcuna pietà.
Darius e suo fratello Draven sono cresciuti orfani nella città portuale di Basilik. Darius faceva di tutto per il sostentamento di entrambi, lottando contro altre bande di teppisti più grandi e contro chiunque osasse minacciare suo fratello minore, se necessario anche la guardia cittadina. Ogni giorno, in strada, era una guerra per la sopravvivenza. A dodici anni, Darius aveva già più cicatrici di quante alcuni soldati ne accumulino in una vita intera.
Dopo l'assedio di Basilik da parte dell'impero noxiano, il comandante vittorioso Cyrus vide la forza di questi sprezzanti fratelli, ai quali offrì di unirsi ai ranghi delle sue truppe. Negli anni, i due hanno combattuto in sfiancanti campagne di conquista in tutti gli angoli del mondo, stroncando alcune ribellioni contro il trono.
Nell'impero tutti potevano ottenere potere, a prescindere dalle origini, dalla cultura o dalla loro storia. Nessuno aveva fatto proprio questo ideale più di Darius. Partendo da umili origini aveva fatto carriera nell'esercito, mettendo sempre il dovere al primo posto e venendo grandemente rispettato grazie alla sua aggressività, alla sua disciplina e al suo rifiuto irrevocabile di arrendersi. Negli insanguinati campi della pianura di Dalamor giustiziò addirittura un generale noxiano, colpevole di aver ordinato una codarda ritirata. Con un ruggito sprezzante e la sua ascia insanguinata, Darius radunò le truppe in rotta e portò a casa una vittoria inaspettata contro un nemico in grande vantaggio numerico.
Venne ricompensato con un comando tutto suo, che attirò migliaia di reclute volonterose da tutto l'impero. Darius ne respinse la grande maggioranza, accettando solo i più forti e i più disciplinati, quelli con una volontà di ferro. La sua fama era tale, anche fuori da Noxus, che spesso intere città si arrendevano alla sola vista dei suoi stendardi.
Dopo una logorante vittoria contro le nuvole-fortezze dei Varju, un fiero popolo guerriero che aveva resistito per anni all'aggressione noxiana, Darius ricevette il titolo di Mano di Noxus dall'imperatore Boram Darkwill in persona. Chi conosceva Darius sapeva che egli non voleva né potere, né adulazione. Voleva solo il trionfo di Noxus. Darkwill ordinò quindi a lui e alle sue truppe di andare a nord, verso il Freljord, per piegare le tribù barbare.
La campagna durò per anni, trascinandosi fino a un aspro e gelido stallo. Darius riuscì a sopravvivere di un soffio a vari tentati omicidi e imboscate, e persino alla cattura da parte del feroce clan Artiglio d'Inverno. Iniziava ad essere stanco di infinite guerre di logoramento, perciò tornò a Noxus per chiedere dei rinforzi militari.
Marciò coi suoi veterani nella capitale, scoprendo che l'imperatore era morto, ucciso grazie a un colpo di stato di Jericho Swain. L'atto era stato supportato da molti alleati, incluso il fratello di Darius, Draven.
Era una posizione difficile. Molte casate di nobili si aspettavano che lui, essendo la Mano di Noxus, vendicasse Darkwill, ma Darius conosceva e rispettava il generale Swain, caduto in disgrazia dopo un assalto a Ionia finito male. Aveva persino parlato in suo favore contro il congedo. I giuramenti della Mano erano verso Noxus, non verso un sovrano, e Swain era un uomo che parlava in modo onesto della sua nuova visione dell'impero. Darius realizzò che era pronto ad accettare il suo comando... ma Swain aveva altri piani.
Con la fondazione del Trifarix, tre individui avrebbero governato Noxus insieme, incarnando ciascuno uno dei principi della forza: visione, potenza e astuzia. Darius accettò volentieri il suo posto nel consiglio, giurando di addestrare un nuovo esercito d'élite, la Legione trifariana, i più leali e prestigiosi guerrieri dell'impero, per condurre le armate di Noxus verso una nuova e gloriosa era di conquiste.

Quinn, le ali di Demacia, è un cavaliere ranger dell’élite demaciana, che affronta pericolose missioni dietro le linee nemiche con la sua leggendaria aquila, Valor. I due condividono un legame indivisibile e letale: i loro nemici spesso periscono prima di realizzare che non stanno affrontando uno, bensì due eroi di Demacia.
Quinn e il suo fratello gemello, Caleb, sono nati a Uwendale, un remoto villaggio lontano nelle zone a nord est di Demacia. Cresciuti nella nobiltà e nel rigore dei valori della loro patria, i due erano inseparabili. Uwendale era una fiorente cittadina di cacciatori e contadini, protetta da ranger montani che uccidevano i mostri a caccia giù dai picchi.
Quando i due gemelli erano giovani, Re Jarvan III visitò Uwendale durante un’ispezione del Muro dell’Est, la a tra Demacia e le terre selvagge. Seduta sulle spalle del padre, Quinn era affascinata dal seguito del re e dei suoi guerrieri, con le loro lucenti corazze di acciaio del sole. Quinn e Caleb, come ipnotizzati, giurarono di diventare cavalieri di Demacia, per poter combattere al fianco del re. Trascorsero la loro infanzia a fare i cavalieri eroici, che difendevano la patria dai mostri, dai selvaggi del Freljord e dai noxiani dal cuore nero.
Passavano il loro tempo nelle foreste intorno a Uwendale. La loro madre, una delle ranger del villaggio, insegnò loro come seguire le tracce degli animali nella foresta, come sopravvivere nella natura e soprattutto come combattere. Nel corso degli anni, Quinn e Caleb diventarono una coppia formidabile, nel quale l’una tirava fuori il meglio dell’altro. Lei aveva l’occhio per le tracce, lui eccelleva nell’attirare le prede, lei aveva una mira perfetta con l’arco, lui sapeva brandire una lancia da caccia.
Purtroppo, una delle loro escursioni sulle montagne a nord di Uwendale si concluse in tragedia. I due incontrarono un gruppo di nobili Buvelle che stavano dando la caccia a un gigantesco zannivoro, un predatore noto per la sua folta pelliccia, le corna affilate e una gran ferocia. I nobili non erano riusciti a uccidere subito la creatura, che si era rivoltata ferendo a morte alcuni dei più giovani rampolli. Quinn e Caleb intervennero all’istante. Allontanarono lo zannivoro con una raffica di frecce al cranio, ma Caleb venne sventrato cercando di mettere in salvo la matriarca Buvelle. I nobili ringraziarono Quinn e la aiutarono a seppellire il cadavere del fratello, per poi radunare i loro eredi morti e tornare a casa per i funerali.
La morte di Caleb sconvolse Quinn. Avevano sempre sognato di combattere come una coppia e senza il suo gemello Quinn stava perdendo le speranze di diventare un cavaliere. Continuava a fare il suo dovere nei confronti del villaggio, come ci si aspettava da tutte le figlie di Demacia, ma il suo cuore era spezzato e la gioia che l’animava si era affievolita come le ultime luci dell’estate. Senza il fratello, iniziò a faticare con la caccia e a commettere errori. Nulla di troppo pericoloso, ma perdeva facilmente le tracce ed era sempre più rigida e silenziosa.
Quinn visitava spesso la tomba di Caleb, nel luogo dello scontro con lo zannivoro, senza mai riuscire a voltare pagina. Continuava a vivere il suo momento di dolore. Un anno dopo la morte di Caleb, tornò per l’ennesima volta nella radura. Persa nei suoi tristi pensieri, Quinn non sentì lo zannivoro che si avvicinava. Tra le corna c’erano ancora i resti delle frecce che aveva scagliato insieme a Caleb nel precedente scontro con la belva. Il mostro partì alla carica, costringendo Quinn a una lotta disperata per la sopravvivenza. Sparò una dozzina di frecce alla creatura, ma i suoi colpi non erano abbastanza precisi da trovare i punti deboli nella sua spessa pelliccia. Sfiancata dalla battaglia, Quinn inciampò e si trovò la bestia addosso. Cercò di schivare la sua carica, ma non fu abbastanza rapida e si trovò lacerata dall’anca alla clavicola. Gravemente ferita, Quinn cadde a terra, mentre la belva si preparava a finirla. Quinn guardò l’animale negli occhi, sapendo che si stava avvicinando il momento della sua morte. Mentre stava prendendo l’ultima freccia della sua faretra, vide un bagliore blu sfrecciare nell’aria. Un bellissimo uccello dalle piume blu aveva piantato gli artigli sul muso dello zannivoro. Si trattava di un’aquila azzurrite, la specie che aveva ispirato il simbolo alato di Demacia, ritenuta da tempo estinta. L’uccello continuava ad attaccare, picchiata dopo picchiata, lasciando ferite insanguinate sul cranio della bestia, incurante delle sue ferite provocate dalle corna dello zannivoro.
Quinn riprese fiato, incoccò l’ultima freccia e prese la mira, puntandola verso il mostro che la stava caricando. Rilasciò il colpo con una forza tale da spezzare il suo arco. Il colpo andò a segno, centrando la bocca aperta del mostro e perforandone il cervello. Lo zannivoro lasciò un profondo solco nella terra, ma era finalmente morto. Quinn si lasciò sfuggire un tremante sospiro di sollievo. Strisciò verso l’aquila con l’ala spezzata, e vide nel suo sguardo una profonda affinità.
Fasciò la possente ala ferita dell’aquila, per poi tornare a Uwendale con le corna dello zannivoro come trofeo. L’uccello ferito rimase sulla sua spalla per tutto il viaggio, rifiutandosi di abbandonarla. Diede all’aquila il nome Valor e la curò fino alla completa guarigione. Il legame formatosi tra i due aveva riacceso il fuoco nel cuore di Quinn, riportando i suoi pensieri al servizio delle armate di Demacia. Con l’aiuto del padre, costruì una nuova arma con le corna dello zannivoro: una raffinata balestra a ripetizione, in grado di scagliare più dardi con una singola pressione del grilletto. Con la benedizione del padre, Quinn e Valor viaggiarono verso la capitale, per chiedere agli istruttori dell’esercito di Demacia di unirsi ai ranghi dei cavalieri ranger. Normalmente servivano anni di addestramento per entrare nel disciplinatissimo esercito di Demacia. Quinn non aveva un simile addestramento, ma riuscì a superare con facilità tutte le prove. Gli istruttori non sapevano come una cacciatrice così individualista, con la sua aquila, potesse inserirsi nella rigida struttura di comando dell’esercito, ed erano pronti a respingere la richiesta. Prima che emettessero il verdetto, intervenne Lady Lestara Buvelle, la nobile che Caleb aveva salvato. La donna si fece garante del coraggio e dell’abilità di Quinn. Quinn venne subito inserita nell’esercito di Demacia, dove nonostante le sue capacità da ranger faticava con l’inflessibile gerarchia (a parer suo) e le regole inutilmente rigide. I suoi commilitoni riconoscevano le sue abilità, ma la ritenevano una figura imprevedibile: una demaciana che preferiva agire al di fuori dell’ordine stabilito, che organizzava le sue missioni e si muoveva a piacimento. Non rimaneva mai a lungo tra le mura della città e preferiva vivere nella natura selvaggia, invece che in compagnia degli altri soldati. La sua abilità nello scoprire i pericoli in agguato e i nemici nascosti le garantivano una libertà di movimento inaudita, anche per i rigidi standard demaciani.
Quando un assassino noxiano colpì il comandante del Castello Jandelle nel Giorno della Luce morente, i talenti di Quinn si rivelarono ancora una volta utili. Il criminale aveva eluso i battaglioni di cavalieri partiti per dargli la caccia, ma Quinn e Valor riuscirono a incastrarlo dopo una notte di trappole letali, imboscate e contrattacchi. Tornò con la lama dell’assassino, guadagnandosi il suo soprannome, le ali di Demacia. Quinn rimase a Jandelle per il tempo necessario a ricevere l’onorificenza, per poi tornare nella natura intorno alla città, dove si sentiva più a suo agio.
Da allora, Quinn continua ad avventurarsi in terre straniere per difendere Demacia, rischiando la vita in viaggi nell’estremo nord del Freljord e nell’impero di Noxus. Ogni volta che torna in città insieme a Valor, fornisce informazioni vitali per la sicurezza dei confini di Demacia. I suoi metodi stridono con la struttura codificata dell’esercito di Demacia, ma nessuno osa mettere in dubbio le sue capacità e quelle di Valor.

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Noxus vice - CONCLUSA

ϟTRAMA › Con la morte del partner,l’agente Donald D. Darius si ritrova solo. Il distretto noxiano è un posto pericoloso e il crimine serpeggia dietro l’angolo. Per cercare vendetta è scovare l’assassino, Quinn si farà avanti e assieme a Darius, cercheranno di scoprire la verità. ~
Senna Purifier è scomparsa e i nostri due agenti dovranno indagare per riuscire a ritrovarla.
ALTERNATIVE UNIVERSE / AU / DariusxQuinn ϟ Introduzione › ♥I fiori stavano iniziando ad appassire.
Da quanto si trovavano sopra quella scrivania? Uno, due, tre giorni?
Lo scorrere del tempo sembrava quasi essere svanito per lui che ancora, faticava ad accettare quella situazione.
La sua mente, per quando razionale, si rifiutava di credere a quanto era successo in quell’inizio di settimana.
Una settimana come tutte le altre, fatta di lavoro, indagini e morte.
Già, la morte era un qualcosa con cui faticava a farci i conti, eppure, era arrivata lesta, silenziosa e meschina.
La notizia della morte del suo partner, qualche mattinata più avanti, gli era arrivata allo stomaco come una palla di cannone. Il suo mondo si era ristretto, l’aria aveva iniziato a mancargli e le orecchie a fischiare come una locomotiva.
Dolore.
Tanto dolore.
Caleb Swain aveva trovato la morte per mano di un assassino.
Con un sospiro, Darius si allentò il nodo alla cravatta, continuando a fissare il vaso davanti a sè. In ufficio non c’era nessuno e fuori, aveva iniziato a piovere.
Tutti erano andati a casa dopo il funerale, tutti tranne lui.
I suoi colleghi gli avevano raccomandato di riposare, ma se l’avesse anche solo fatto, il mondo avrebbe iniziato di nuovo a girargli attorno e l’aria sarebbe svanita dai suoi polmoni. Lento, si lasció scivolare lungo la poltrona, osservando lo spazio vitale del suo partner. Il portatile era spento, i dossier sui quali lavorava, raccolti e adagiati negli appositi spazi. Aveva delle foto qua e là della sua famiglia, in special modo, lui col padre. Già.
Jericho Swain, il suo superiore, era rimasto segnato da quella perdita. Prossimo alla pensione, sperava di lasciare il posto al figlio che sebbene ancora giovane, stava iniziando a fare carriera.
Trentadue anni.
Una vita ancora tutta da vivere, eppure stroncata così prematuramente.
Se solo ripensava al loro primo giorno assieme, gli veniva da ridere.
Per lui, era solo un novellino e avercelo appresso, significava solo una cosa: fare da mamma chioccia.
Contrariamente alle sue aspettative, Caleb si era dimostrato un agente qualificato e preparato. Poteva fidarsi di lui ed era un abile detective: intelligente, astuto e scaltro… beh, non così tanto scaltro se si era fatto uccidere.
Al solo ripensarci, i suoi nervi si irrigidirono dalla collera: non era giusto. -Darius- la voce impetuosa di Swain arrivó alle sue orecchie strappandolo dal filo dei suoi pensieri.
-Signore- Rispose accennando un cenno del capo.
-Ti avevo detto di andare a casa- La perdita del figlio sembrava aver gravato ancor di più sul suo volto segnato dalla vecchiaia. Le rughe d’espressione erano più marcate e i suoi occhi erano tristi e malinconici. -…Ma come sempre, non ascolti gli ordini.- Borbottó prendendo da sotto la scrivania la poltrona del figlio, per poi mettersi a sedere. -Ho i primi risultati…- parló dopo quello che parve un infinità di tempo- …voglio che ci lavori- Nel sentire quelle parole, Darius fece per ribattere per poi, venir fermato da una mano alzata da parte dell’uomo.
-Non sarai solo…- con un gesto, Swain si fissó il polso per guardare l’orologio per poi, portarsi una mano a tenersi il ponte del naso. -Sapevi che Caleb aveva un gemello?-
Quell’affermazione lasció Darius perplesso.
-Mi aveva accennato qualcosa, si, ma non credo di averlo mai visto- nell’ accertarsi delle sue informazioni, Swain continuó.
-Non era al funerale- E nel dirlo, Swain tornó eretto con la schiena.-Era troppo impegnato a sistemare delle faccende…-
Era strano che il suo superiore si lasciasse sfuggire qualcosa di privato sulla sua famiglia…
-lavora nel distretto di Demacia-
Nel sentire quella città, Darius sbuffó.
Quella città era la signora bacchettona di tutte le città; il crimine era stato debellato e gli agenti erano dei fottuti eroi… o era quello che si credevano di essere. Noxus era tutta un altra pasta. Noxus era una città in continuo cambiamento, metà della feccia e dei più pericolosi assassini. La politica faceva schifo e la gente si sentiva in dovere di agire indisturbata… solo negli ultimi anni la situazione era migliorata.
-Ha fatto in modo di smuovere un po’ le acque per trasferirsi qua…-
Darius lanció un occhiata al suo superiore.
-Trasferirsi?- Swain annuì.
-Si. Da domani sarà il tuo nuovo partner.-
Aveva capito male? Con sguardo incredulo, Darius si alzò in piedi, ma l’uomo rimase calmo. -No! Che assurdità vai dicendo?!-
-Hai sentito che ho detto- Lento, Swain fece leva sulle gambe per poi, imitare il moro.
-Questa sera il suo volo dovrebbe atterrare. Andrà a vivere nell’appartamento di Caleb- sospirando, Swain si massaggió il volto- eravate vicini di casa se non ricordo male…-
-Si, è così…- Confermó Darius per poi scuotere il voltó. - Signore, io…-
-Mio figlio sa essere testardo Darius. - lo avvertì - ma è l’unico figlio che mi è rimasto… - con un gesto, posó la mano sulla spalla in un incoraggiante pacca paterna- so che con te è in buone mani.-

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Rolenet -2018-04-06

ϟ paragrafo › Quinn: È inaspettato sentirlo parlarle ancora di quella donna, ma non lo ferma, tutt’altro. Apprezza che si voglia aprire con lei, che si sfoghi, in una qualche maniera, liberandosi dei fantasmi del passato.
Lo lascia fare quando pian piano, la libera dai vestiti, ma non può far a meno di tremare. -Più ti sento parlare di lei...-Inizia-E più la trovo una codarda...-Con gli occhi febbricitanti, cerca di metterlo a fuoco. Forse è per via del veleno, dell’alcol in circolo, ma non riesce a tacere, non questa volta.
-Una debole...perchè non ha creduto in te.- Chiude gli occhi.- Mi hai dato dimostrazione della tua forza, saresti stato forte per poter badare a lei e al bambino – Commenta per poi, continuare. -E se non ha compreso il perchè tu le abbia salvato la vita, arrivando a tagliarle il braccio, è solo un idiota...- Riapre gli occhi. Inspira a fondo e quelle parole, le schiacciano il petto. -Non era Noxus ad avere bisogno di lei...-lo corregge. -Eri tu ad averne bisogno...- Scuote il volto. -Come ha fatto a non capirlo, ad odiarti...?- Non riesce a comprenderlo, non dopo averlo conosciuto. ϟ paragrafo › Darius "Tu l’ami ancora". Le parole di Quinn suonano come una definitiva sentenza, dandogli una verità ineluttabile. Ma cosa amava davvero di quella donna? Gli aveva negato la possibilità di essere padre, di crescere suo figlio, di proteggerli. Lo aveva odiato per non averla fatta soccombere, per averla fatta sopravvivere. Ed era morta come una traditrice.
Forse, ciò che ancora amava di Quill era il ricordo di ciò che era stato molto tempo addietro, e i sogni che avevano condiviso per un futuro che poi non si era mai realizzato, di fronte a una realtà che li aveva infranti uno dopo l’altro.
- Ognuno deve trovare un motivo per continuare a vivere.- mormora quindi, senza negare né confermare.
-Tu hai il tuo sogno. Io ho Noxus.-